26 anni fa ci lasciava Ayrton Senna lasciando un vuoto incolmabile dentro ognuno di noi

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Ricordare Ayrton Senna senza cadere nel banale è impossibile. Proprio oggi ricorre il 26 esimo anniversario della sua tragica scomparsa, una scomparsa ancora difficile da accettare e da comprendere a distanza di anni.

Era l’1 maggio del 1994, il gran premio era quello di San Marino, sul circuito di Imola, ero troppo piccola per poterlo ricordare ma quello che so è che Ayrton Senna è stato il pilota che ha fatto in modo che io mi appassionassi a questo sport ed è grazie a lui se oggi faccio quello che faccio.

Ma torniamo al giorno prima:

Era il 30 aprile, quel sabato si era concluso con un altro tragico incidente, quello del 34 enne austriaco, Roland Ratzenberger. In molti ricorderanno quella giornata fatta di incertezze, di dubbi e di rabbia.

Roland Era il pilota della Simtek, una scuderia che diversi di voi ricorderanno, un team assente in Formula Uno dal 1995.

Quel sabato sarebbe diventato il peggior fine settimana della storia della Formula Uno e forse dei motori in generale ma nessuno ancora lo sapeva.

Ayrton Senna ha vinto 41 gran premi e tre titoli ed è ancora considerato uno dei piloti più forti di sempre e permettetemi di aggiungere, per me è e rimane il miglior pilota di sempre.

Sapeva distinguersi, sapeva lottare e sapeva anche vincere. Abile in qualsiasi circuito, soprattutto in quelli cittadini e abile soprattutto sul bagnato.

La sua carriera in Formula Uno inizia nel 1984 con la Toleman, sua prima squadra.

Gli anni alla Toleman verranno sicuramente ricordati per quegli anni di dualismo con il suo rivale Alain Prost, che diventerà successivamente suo compagno alla McLaren.

Il 1985 segna l’anno del passaggio alla Lotus ed è anche l’anno della sua prima vittoria in Formula Uno, era il GP di Monaco, pioveva.

La pioggia che cadeva era una pioggia torrenziale, quella magia la ricorderemo per sempre.

Il 1988 invece, segna l’anno del passaggio alla McLaren, proprio quell’anno Senna si ritrova in squadra il suo rivale di sempre, il francese Alain Prost.

Quegli anni verranno ricordati anche per la rivalità tra i due, una rivalità presente per tutta la stagione, una rivalità pesante. Una lunga lotta.

Il momento più bello di quell’anno è sicuramente stato quello della splendida gara a Suzuka. Quella rimonta permise ad Ayrton di laurearsi campione del mondo per la sua prima volta in carriera.

Nel 1994 Ayrton Senna decide di passare alla Williams, quello sarà l’anno della sua tragica e prematura scomparsa.

Lascia la McLaren per andare alla Williams, in quell’anno il regolamento vieta tutti i dispositivi elettronici e a causa di questo nuovo punto del regolamento la Williams perde la sua competitività. Purtroppo è anche molto stretta nella zona dell’abitacolo e Ayrton fa molta fatica a calarsi all’interno.

Se mangio un panino non entro in questa macchina

Queste le parole dello stesso Senna. La Williams si dimostra subito una di quelle monoposto difficili e instabili da guidare. La ragione di tutto questo va ritrovata nell’eliminazione di quei dispositivi elettronici.

Ci vuole tempo per poter cambiare, risolvere e questo lo sanno alla Williams ma i lavori iniziano ugualmente alla vigilia della gara.

Quella domenica, Ayrton aveva preso una decisione, in caso di vittoria avrebbe sventolato la bandiera austriaca del suo collega deceduto il giorno prima.

Ma Ayrton non arrivò mai al traguardo. Al settimo giro esce di pista, proprio nella curva del Tamburello a causa del cedimento del piantone dello sterzo.

Lo stesso era sto modificato dai meccanici la notte prima. Senna perde così il controllo della sua Williams, un impatto tremendo che non lasciò scampo al pilota di San Paolo che morì all’età di 34 anni lasciando un vuoto enorme nel mondo della Formula Uno.

Ma non soltanto nel mondo della Formula Uno ma nel cuore di tutti i tifosi e di tutti gli appassionati, di chi era presente quel giorno a Imola e di chi ancora non sapeva camminare, di chi ha imparato a conoscere Ayrton grazie ai ricordi e ai video e di chi ha avuto la fortuna di stringergli la mano.

Le corse sono fatte così, a volte finiscono subito dopo il via, a volte a sei giri dalla fine“.

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